Quella che nei miei post chiamo “Guerra Fredda 2.0”
è la conformazione geopolitica che si va formando in questi anni
travagliati, la nuova spartizione del mondo che si sta attuando in
risposta alle nuove e vecchie formazioni in campo: USA, UE, Cina e
Russia.
La prima Guerra Fredda, la 1.0, fu il risultato
inevitabile degli accordi di Jalta nel quale le due potenza
dell'epoca USA e URSS si divisero i resti del conflitto mondiale e
definirono le rispettive zone di influenza, in questa fase avvenne
anche la definitiva marginalizzazione inglese. I blocchi contrapposti
si basavano nei fatti sulla potenza militare e manifatturiera
necessaria a imporre un controllo effettivo sui vasti territori loro
assegnati, l'Inghilterra senza la superiorità tecnologica e visti
gli evidenti limiti di estensione non poteva più competere contro i
nuovi giganti, venne così istituito il sistema a 3 mondi: il primo
mondo era ciò che oggi definiamo “occidente”, il secondo era il
blocco sovietico ed il terzo il resto del mondo.
I protagonisti a Jalta, i due sulla destra. |
L'INTERREGNO
Il crollo dell'URSS diede campo libero all'”unica
superpotenza rimasta” per un espansione vertiginosa, soprattutto in
campo economico, per colmare il vuoto di potere generatosi, lo sforzo
aveva però un costo elevato e gli USA decisero di coprirlo
attraverso un ipertrofia finanziaria. Fino al 2000 con l'esplosione
della bolla delle “dot com” il meccanismo sembrava funzionare ma
stava portando alcuni effetti collaterali: la liquidità creata non
sempre finiva dove voluto, la deregolamentazione stava favorendo le
delocalizzazioni e le aperture dei nuovi mercati stavano dando forza
a nuovi avversari.
L'ascesa cinese ed il riaffermarsi russo sono dirette
conseguenze di un abbondante disponibilità finanziaria alla ricerca
di nuovi facili profitti, per la Cina il trasferimento della base
manifatturiera USA volle dire sviluppare le capacità produttive e le
competenze necessarie per mettere a frutto i suoi lavoratori mentre
per la Russia l'accesso ai mercati del primo mondo affamati dirisorse e una necessità vitale per le élite ex URSS di riprendere
il controllo prima di essere distrutte. L'attuale integrazione
Cina-Russia è da vedere come una necessità reattiva alla potenza
USA, ambo le parti sono legate dalla necessità di formare una massa
critica in grado di resistere alla pressione ma hanno e mantengono
strutture di comando e obbiettivi diversi.
Caso a parte è l'Unione Europea, con Jalta e la
manifattura distrutta le vecchie potenze del continente furono
definitivamente escluse dai giochi mondiali e divennero colonie, una
parziale fortuna per loro fu di essere l'unico punto di contatto
terrestre tra i due nuovi blocchi. Il sogno americano era di formare
un blocco unito da contrapporre all'URSS, il sogno di molte élite
europee era di formare un blocco economico sufficientemente forte per
ritornare a giocare su scala mondiale e tutti e due condividevano la
necessità di alzare il tenore di vita per scoraggiare una deriva
verso il lato sovietico. Da questo i semi dell'Unione Europea.
La base fondante di tutto il gioco tra le
superpotenze si basava sull'impossibilità di una vera opzione
militare per affrontarsi, le forze in gioco dovevano quindi
equilibrarsi abbastanza bene da non portare ad uno scontro militare
quindi si svilupparono tutte le capacità per minare l'avversario
tramite guerre non convenzionali: sedizione, economia, propaganda,
benesseri comparati. Con il crollo del Muro le effettive necessità
di mantenere la sfere di influenza cessarono e, nonostante la Russia
fosse ancora militarmente inavvicinabile, i comandi USA decisero di
rimuovere i possibili futuri avversari in regioni chiave, Jugoslavia
e Iraq furono i primi goffi approcci alla questione.
Questa scelta scatenò però la paranoia di tutti
coloro che si percepivano come un potenziale competitore, e non a
torto, da qui il formarsi del blocco euroasiatico e dei BRICS,
dall'altra parte l'integrazione UE assumeva una connotazione
ambivalente: la funzione antisovietica era persa e con essa la
necessità stessa della UE per gli USA mentre poteva configurarsi
come un potenziale competitore in molti campi.
L'ascesa della Cina fu l'altro goffo approccio USA
alla sua nuova condizione, sotto la Pax Americana videro la
possibilità di sfruttare l'antica inimicizia sino-russa per
acquisire il cuore dell'Asia. L'introduzione della Cina nel WTO come
“economia emergente” con condizioni favorevoli spianò la strada
alle delocalizzazioni della base manifatturiera USA nella speranza di
trasformarla in un alleato e consentendo di invertire la
redistribuzione di ricchezza avvenuta durante la Guerra Fredda,
ovviamente la manovra funzionò ma con effetti indesiderati: una
nuova potenza comparve sullo scenario internazionale, il legame fra
le due potenze era a favore dei cinesi, avvenne un trasferimento
rapidissimo di competenze e, come accennato, vi erano ragionevoli
motivi per la Cina di temere i suoi successi.
GUERRA FREDDA 2.0
Oggi la Pax Americana è minacciata dalla tecnica e
dall'economia, in un mondo multipolare e senza più una netta
superiorità tecnologica e manifatturiera gli USA rischiano di fare
la fine degli inglesi, la loro attuale condizione è però ancora
reversibile,serve riportare a casa la manifattura e spingere la
tecnica, ma necessita di una ricostruzione dello schema della prima
Guerra Fredda: alzare una cortina di ferro di dazi per riportare in
occidente la manifattura e rialzare i tenori di vita per ricostruire
la base di consumatori necessari per mantenerla, ricreare una
contrapposizione in chiave buoni/cattivi per la propaganda e
ridefinire le sfere di influenza.
Ovviamente gli schieramenti sono chiari, NATO e Pattodi Shangai, ma rimane il nodo europeo, nonostante la sfera sia
chiaramente occidentale le spinte indipendentiste della UE sono forti
e potrebbero mettere in crisi i piani USA. Sotto la guida unificata
(a trazione tedesca) le economie europee si sono indebolite ed il
mercato interno contratto, macellato dalle regolamentazioni e
delocalizzazioni, rendendo la UE vulnerabile a molte delle manovre di
conquista economica, la caduta sarebbe però un grave colpo sia dal
punto di vista militare che economico.
Vediamone alcune manovre di preparazione:
Guerra dei Dazi- gli USA impongono dazi per minare la
convenienza alla delocalizzazione, nell'immediato tolgono flusso
economico ai paesi colpiti, nel lungo scoraggiano a ulteriori
delocalizzazioni per il rischio connesso ad una loro reintroduzione.
Esclusione dallo SWIFT- gli USA impongono
l'esclusione delle banche di un paese dal sistema SWIFT isolandolo,
senza possibilità di trasferire denaro al di fuori dei propri
confini si paralizza l'economia ESTERNA di uno stato creando
immediatamente una crisi economica
Aumento della spesa interna- gli USA stanno monetarizzando il loro debito per aumentare le spese interne, sia
militari che sociali, entrambe in funzione di un aumento sia
dell'occupazione che della riformazione della base di consumatori
Pressioni in settori strategici, telecomunicazioni-
gli USA hanno iniziato una campagna di marginalizzazione delle grandi
aziende cinesi dalle grandi infrastrutture di comunicazione e dai
mercati più appetibili, soprattutto per motivi di intelligence.
Pressioni in settori strategici, energia- gli USA
hanno iniziato la guerra della fornitura di gas e pompato al massimo
le energie rinnovabili, queste ultime sono fondamentali sia nel senso
del mantenimento infinito di una base industriale nonostante la
scarsità di importazione che per costruire una rete elettrica
resiliente
La mappa dei contendenti della Guerra Fredda 2.0 |
Quali le reazioni UE?
Il mercantilismo dell'unione la mette in grave
svantaggio nel campo economico, nonostante i tentativi non ha la
forza di aggirare i dettami USA, ma cede volentieri sugli altri punti
in quanto condivisibili anche in una logica di UE come potenza
mondiale. Le pressioni americane sono però profondamente indirizzate
ad una frantumazione del blocco nei suoi stati costituenti, più
semplici da manovrare, chiaramente visibili nella Brexit e nel
supporto ai movimenti sovranisti.
I tentativi UE di resistenza possono fondarsi solo su
una migliore integrazione ed un aumento dei tenori di vita per
ricostruire i mercati interni, cosa indigesta ai tedeschi ma anche da
loro vista come necessaria, molti dei problemi di questa strategia
sono legati all'approvvigionamento energetico ed in quest'ottica
potremmo vedere il “Green Deal”. Le ulteriori spinte
integrazioniste sono però probabilmente troppo indigeste per essere
applicabili nel breve, la carente integrazione politica negli anni
rosa, spesso causata da appetiti nazionalistici, pone i peggiori
vincoli, la direzione mercantilista stessa si sta rivelando un
problema fondamentale per i passi successivi come la carenza di mezzi
per equilibrare delocalizzazioni interne, presenza di sistemi fiscalicompletamente divergenti, sistemi di welfaredissimili ed altro: in un ottica mercantilista dovrebbe essere la
corsa la ribasso ad uniformarli ma questo distrugge i salari e ilmercato interno accentuando le conflittualità in seno all'UE.
Sarà in grado l'Unione Europea di riformarsi? Non
saprei ma le spinte alla dissoluzione sono più forti che mai! Di
contro sembra che tutti i giocatori in campo vedano la necessità di
un rafforzamento dei mercati interni, cosa attuabile solo con la
ricostruzione delle classi medie e dei salari reali, cosa buona per i
popoli, anche a Davos ormai hanno pruriti sulla globalizzazione.....