sabato 11 gennaio 2020

Solemani non porterà la guerra


La morte di Quasem Solemani, comandante delle Guardie della Rivoluzione iraniane, ha scatenato paure di guerra e tensioni in giro per il pianeta e per il medio oriente allargato, non voglio esprimere un giudizio sulla persona, non lo ho mai conosciuto, come non vorrei incollargli facili etichette come vuole la prassi di oggi che vede tutto in prospettive da stadio.


Wikipedia ha un ottimo riassunto sulla sua biografiaufficiale , fosse stato un americano lo avrebbero definito un "uomo che si è fatto da sé" mentre in Italia ricorda le figure di alcuni capi partigiani, come molti personaggi che si adattano a queste definizioni è sicuramente un misto inscindibile di luci abbaglianti e tenebre sanguinose. Un uomo che passa la sua vita nel mestiere delle armi si troverà a finirla con le mani sporche di sangue, direttamente od indirettamente, senza una vera possibilità di una redenzione o di una giustificazione agli occhi del mondo anche se bisogna guardare il caleidoscopio dei mondi per capire qualcosa di più.


Solemani scelse di lasciare la famiglia per ripagarne i debiti con il governo, trasferitosi in città lavorò e frequentò la moschea, lì incontrò un messaggio che lo colpì tanto da spingerlo a combattere per esso. Non potendo sapere quali parole lo investirono possiamo però immaginare che scatenarono nel giovane operaio una tormenta di emozioni in grado di alterare per sempre il corso della sua vita, portandolo a rischiarla in molte occasioni per ciò in cui credeva.

Di lui non si saprà mai molto se non la sua abilità sia come comandante che come diplomatico, doti che lo hanno reso un bersaglio ed un simbolo. Chi si trovava dall'altro lato delle sue convinzioni lo doveva forzatamente considerare un avversario insidioso e imprevedibile, al di là di questo muro la necessità di terminare questa minaccia è diventata sempre più pressante con il tempo e giustifica pienamente la scelta estrema della sua eliminazione a tutti i costi. Per noi italiani le sue capacità hanno significato rischi incalcolabili per i nostri uomini dispiegati all'estero, per i contingenti occidentali ed i loro alleati è stato un assassino spietato ed efficacissimo che ha portato a morte prematura migliaia di persone sia tra i civili che tra i combattenti, per il suo governo è stato una pedina di guerra e propaganda di indubbio valore.


Girando il caleidoscopio vediamo che tutte le azioni terribili per noi sono gli atti di un eroe per coloro che ne condividevano gli obbiettivi, moltissimi sciiti possono vedere in lui l'esempio di un partigiano di successo, dallo stesso lato però sicuramente si è reso una presenza ingombrante per molti all'interno del suo stesso governo. Molti eroi sono più un peso che una risorsa passata la battaglia e la volontà di commercio è sempre legata alla pace e la Persia è sempre stata parte della via della seta, terra di mercanti. Quindi anche alle proprie spalle Solemani probabilmente aveva coltelli affilati pronti ad aiutarne la dipartita, non ovviamente alla luce del sole, e la possibilità di eliminare l'uomo per renderlo un icona muta da far "parlare" a comando sicuramente a qualcuno sarà passata per la mente!


La sua morte non provocherà sicuramente una guerra perché, a parte i proclami, nessuna nazione ne trarrebbe alcun beneficio reale, anche gli israeliani, che vedrebbero di buon occhio un Iran devastato, non hanno un interesse immediato ad uno scontro nell'immediato futuro. Rimane l'incognita delle possibili azioni individuali o di piccoli gruppi di esaltati in cerca di una "giusta vendetta" per quanto accaduto, senza un supporto logistico e di intelligence le loro possibilità sono però limitate ai fatti di cronaca ai quali ci stiamo tristemente abituando in occidente, lo stragismo è sempre un affare di stato!

La guerra moderna è probabilmente inconcepibile tra stati di media capacità ed un incubo per superpotenze reali, l'invasione dell'Iraq ha richiesto gli sforzi congiunti di metà del pianeta senza portare una reale vittoria definitiva, è stata combattuta nelle migliori condizioni possibili e durante una fase di economia in forte espansione.
Quindi non guardando i titoli dei giornali il caleidoscopio non mostra nessun vento di guerra.



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