Gli Small Modular Reactors
sono la prossima versione del nucleare che vedrà la luce, si possono
considerare delle gigantesche batterie che usano reazioni nucleari
anziché chimiche per funzionare, nascono da un concetto nuovo di
nucleare: dal militare al civile.
I primi reattori nucleari
erano concepiti prevaletemene come produttori di materiale nucleare
per armi, fabbriche di plutonio militare, che accidentalmente
producevano energia come sottoprodotto, per questa ragione molto
impegno era dedito a permettere un ricambio continuo delle barre dicombustibile, irradiando brevemente una barra di uranio si ottiene la
versione di plutonio più adatta alla produzione di armi. Ovviamente
la grande produzione di energia e le necessità di “pubbliche
relazioni” dell'industria nucleare favorirono l'iniziativa “atomi per la pace” che voleva trasferire il settore verso la società civile,
cosa in parte avvenuta con stati come il Canada che iniziarono a
progettare realmente a scopo civile i loro impianti, nel contempo
l'aspetto energetico anche in campo militare aveva risvolti positivi,
navi e sottomarini senza necessità di carburante, e le ricerche
proseguirono a braccetto in molteplici direzioni, a volte folli, a
volte impratiche, a volte interessanti ma poco adatte ai gusti delmomento.
Non mancarono di
evidenziarsi presto i problemi della tecnologia, in prima battuta il
problema è che un reattore di seconda generazione, i più comuni,
brucia solo il una frazione del combustibile prima che la barra diventi inutile
poiché troppo carica di “scorie”, inoltre è poco economico
riprocessare il combustibile dopo l'utilizzo e farlo può fornire
ottimo materiale per armi, lo sforzo viene quindi fatto solo se lo
scopo è quello. In realtà le scorie che richiedono stoccaggi per
tempi lunghissimi sono esse stesse un possibile combustibile per i
reattori, il rimanente diventa trattabile in 300 anni e
quantitativamente non è molto. Rimane poi l'elefante nella
cristalleria, la sicurezza, gli incidenti nucleari sono un problema
enorme e costosissimo, la sola possibilità di un evento catastrofico
scoraggia l'idea di costruire reattori nucleari civili, quelli
militari ovviamente seguono un'altra strada, e in questo campo sono
stati fatti gli sforzi maggiori!
Reattori nucleari a
rischio 0 in realtà esistono da tempo, non sono adeguati per
produrre energia ma andrebbero benino per i caloriferi, riuscire a
combinare queste caratteristiche ed una produzione decente di energia
è già stato investigato ampiamente, il passo successivo è la
semplificazione del tutto e la sua miniaturizzazione. Il passo logico
successivo è infatti ridurre un altro dei grossi problemi del
nucleare, le dimensioni! Salvo in rari casi si parla di palazzi
enormi che devono essere costruiti come bunker militari in grado di
reggere a tutto, sorvegliati a vista e quindi enormemente costosi, se
il nostro reattore diventasse abbastanza piccolo da stare su un
camion il problema si ridurrebbe di conseguenza ai minimi termini.
Nel tempo le tecnologie si
sono evolute abbastanza per ipotizzare e, ultimamente, testare una
versione di reattori di questo tipo, “moduli” nucleati sigillati
da usare come batterie e restituire una volta esausti, da qui
possiamo iniziare a ragionare.
Se provata la tecnologia
andrebbe a braccetto benissimo con le rinnovabili a disposizione
integrandole, i singoli moduli sarebbero comodamente i fornitori
dell'energia durante le variazioni di disponibilità e garantendo
quella di base, cosa assolutamente indispensabile al momento.
I progetti promettenti
sono molti, in questo campo la Russia domina la scena ma ci sono
molti competitori, sicuramente sono interessanti i reattori galleggianti già messi in funzione dai russi ed in fase di
costruzione in Indonesia, in entrambe i casi si tratta di reattori
modulari abbastanza piccoli e pensati per essere il più sicuro
possibile poiché installati su una nave e non in una struttura di
cemento. Anche i concorrenti USA sono in buona posizione sia come
tecnologia che come prospettive ed il 2020 potrebbe vedere i primirisultati.
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