venerdì 5 febbraio 2021

Nagorno-Karabakh, una guerra che cambia tutto

Il conflitto azero armeno per il controllo del Nagorno-Karabakh, regione relativamente ininfluente economicamente per i contendenti, ha mostrato il volto della nuova guerra che verrà, l'Azerbaijan ha schierato grazie ai findi derivati dagli idrocarburi il meglio della tecnologia bellica sul “libero” mercato (israeliana, turca, USA e qualcosa di cinese) mentre l'Armenia dispone di un buono stock di materiale bellico sovietico variamente ammodernato e di una ottima disponibilità di personale con una preparazione militare di buon livello.

Cominciamo dalla fine per avere il quadro d'insieme. La conclusione del conflitto durato 45 giorni è stata sostanzialmente di natura diplomatica ed ha visto un ritorno alla condizione iniziale con qualche concessione, se un vincitore può essere trovato si potrebbe dire che ai punti vince la Russia che da stato non belligerante si aggiudica il ruolo di mediatore chiave e una utilissima missione di pace in una regione chiave in un nodo tra Turchia, Afganistan, Iran e sfera cinese con ampie e vitali riserve di idrocarburi.

La regione del Nagorno-Karabakh è un ponte, circondata da Iran, Russia, Turchia e bagnata dal Caspio

Il segno del conflitto sembra essere l'incertezza di strategie e tattiche di fronte alle nuove sfide poste dalla tecnologia, in un tripudio di stratagemmi l'unica certezza è la perdita della “profondità strategica”. I sistemi d'arma convenzionali si sono sposati con l'elettronica trasformando i vecchi strumenti sovietici di artiglieria in letali cecchini e i droni hanno cambiato sia la logica della ricognizione che dell'attacco, anche la difesa aerea che sembrava dare alla dottrina sovietica un margine si è mostrata un fattore dell'equazione ma non decisiva. Molto è stato deciso dalla capacità decisionale ed implementativa, dall'inventiva e dall'adattabilità ma il risultato finale rimane una completa inutilità dello sforzo bellico nel raggiungere effetti duraturi. Ora analizziamo un pochino i fatti ed i mezzi.

 

ARTIGLIERIA

Entrambe gli schieramenti hanno dimostrato l'efficacia dell'uso dei vecchi BM-30 con un aiutinodalla moderna elettronica, con una gittata di 90+ Km e un'ampia disponibilità di munizionamenti diversi (termobarici compresi) e un CEP di 100m standard ma probabilmente ridotto a 50-m con i sistemi di correzione minimali in uso anche in IRAN.

BM-30 Smerch, un originale URSS

La Turchia ed Israele hanno fornito i loro ritrovati da esportazione che vantano caratteristiche migliori ma costi notevolmente superiori, per l'artiglieria a razzo convenzionale si parla di 120Km di massimo con i turchi ma con tecnologia più vicina a quella dei sistemi balistici.

Su ambo i fronti troviamo sistemi balistici di teatro di era sovietica come SCUD e Torcka ma anche i nuovi gioielli come gli Iskander russi in mano agli Armeni ed i LORA israeliani degli azeri, questi sistemi dovrebbero essere limitati a 300Km di massima dai trattati ma entrambe sono sospettati di ben migliori prestazioni e gli Iskander in particolare dispongono di munizionamento da crociera con gittata in migliaia di Km.

Non sfigurano neanche i sistemi da campo o semoventi con le loro gittate comodamente nei 30Km per i pezzi da 155mm, sulla precisione non è dato sapere ma gli aiutini tecnologici anche qui fanno miracoli.

 

DRONI

Il campo è sbilanciato in favore degli azeri che hanno speso in uno shopping selvaggio per disporre dell'”arma del futuro”accaparrandosi ottimi prodotti israeliani e turchi, l'Armenia dispone solo di prodotti locali abbastanza caserecci. Il Bayraktar TB2 turco in particolare è un cavallo da tiro collaudato che dispone sia di ottime capacità di ricognizione che di un munizionamento pensato per lui e con un ottimo rapporto costo-effetto, sulla stessa linea si collocano gli IAI Harpy2 israeliani che sono più vicini ad un veicolo kamikaze che ad un vero drone ma economici e spendibili senza eccessivi scrupoli (si possono recuperare ma non sono davvero fatti per durare a lungo).

 

BLINDATI E SUPPORTO

Qui nessuno ha davvero investito molto, la disponibilità economica azera gli ha permesso il solito shopping selvaggio soprattutto di veicoli leggeri ma il lavoro pesante è probabilmente stato affidato ai sistemi sovietici per un mix di miglior disponibilità di pezzi e primitiva robustezza. La natura montuosa e accidentata non si presta naturalmente all'impiego di carri armati, in particolare vulnerabili ad artiglieria e pericoli aerei che letteralmente compaiono da dietro ogni crinale, i vecchi modelli schierati sono risultati più un bersaglio che uno strumento in questo conflitto.

Standing ovation invece per i veicoli di supporto logistico e quelli da guerra elettronica, i primi di fabbricazione sovietica dimostrano la solidità dell'idea di fondo del veicolo robusto ma spendibile progettato per costi minimali di produzione e mantenimento in ruoli non critici, i sistemi di guerra elettronica invece dimostrano la strategia opposta, sistemi d'avanguardia e super costosi, ma impiegati in maniera conservativa e “coccolati” in quanto asset critici.

Una nota stonata per entrambe i contendenti è che nessuno dei due dispone di capacità produttive di rilievo per quanto riguarda il materiale bellico.

AVIAZIONE

A parte i rimasugli dei sovietici solo l'Azerbaijan dispone di un aviazione relativamente moderna con gli F-16 Viper “prestati” dai turchi al conflitto.

DIFESA AEREA

Il sistema S300, uno dei radar, centro di comando e lanciatore

Anche qui il vecchio equipaggiamento sovietico la fa da padrone per i sistemi base, dai sistemi a spalla a quelli su ruota, ma vi sono divergenze sui gioielli in campo: gli armeni schierano degli S-300 quasi moderni mentre gli azeri un cugino antiquato ma affiancato a due sistemi Barak8 israeliani.


Molti analisti si sono fatti abbagliare dai dati sulle distruzioni da parte dei “nuovi sistemi” per valutare la guerra ed hanno dato la palma agli azeri come guerrieri di domani la realtà è che i calcoli si fanno alla vecchia maniera se bisogna conquistare territori, servono gli scarponi ed i fucili. La situazione è quindi simile ai pantani iracheni ed afgani dove il cielo è chiaramente monopolizzato ma la terra resiste e combatte a parte, non aiuta poi che molti decisori siano proni a pesanti bias cognitivi simili a quello di McNamara, non aiuta inoltre la tendenza ormai comune a definire male gli obbiettivi delle guerre.

Il consiglio cinese espresso da “la guerra senza confini” si manifesta in tutta la sua potenza, ogni strategia è contrastabile ed ogni arma ha un antagonista ed una serie di punti deboli ineliminabili. Il vincitore sarà lo scacchista migliore, i pezzi in gioco determinano più la strategia che il risultato finale. Possono aiutare alcuni esempi.

Gli azeri hanno ricevuto aiuto dagli F-16 turchi dimostratisi pesantemente superiori a tutto ciò che potesse schierare l'Armenia, la risposta si hanno gli attacchi balistici al Ganja International Airpor, manovra potenzialmente in grado di eliminare i temuti aerei proprio mentre sono fuori dal cielo. L'invincibile aereo è solo un bersaglio sulla terra.

Gli armeni hanno tentato di usare i loro superiori sistemi di difesa aerea per dominare il cielo dalla terra, la risposta azera è stata fornire come bersagli dei vetusti AN-2 (con cruise control fatto di lacci di scarpe) per costringere i radar più sofisticati ad attivarsi rendendoli vulnerabili a un attacco.

Gli invincibili sistemi antiarei sono vulnerabili quando attivati

Entrambe i contendenti poi hanno dimostrato la possibilità di distruggere ogni concentrazionesignificativa di forze (inteso soprattutto come valore economico-militare) appena individuabili. Il gioco infatti si basa sui metodi di individuazione, i droni sono comodi ma anche i sistemi di SIGNINT, le forze speciali, le spie e perchè no i fanti con la radio! Il limite principale si dimostra quindi più l'affidabilità delle informazioni che i mezzi di procurarsele quindi.

 

La mia conclusione personale rimane che le guerre saranno sempre più improbabili a causa della difficoltà di trasformarle in progetti economicamente validi, saranno inoltre forzatamente brevi (ma non necessariamente poco distruttive) e vinte più tramite il soft power che i mezzi cinetici. Ogni scontro sarà da considerare una guerriglia su molti livelli senza che nessuno possa sentrirsi una "superpotenza invinciile" a prescindere dalle risorse utilizzabili.

Paradossalmente la "spinta ecologica" è anche una spinta alla dispersione del valore dei bersagli militari e alla semplificazione logistica, fattori necessari in un simile scenario per ridurre le vulnerabilità quindi prepariamoci ad una sempre maggiore disponibilità di innovazioni circa l'elettrificazione di ogni aspetto: tecnologie dual use indispensabili per la guerra finiranno per impattare il mondo civile come internet.

mercoledì 12 febbraio 2020

La Guerra Fredda 2.0, quello che vedo.

Quella che nei miei post chiamo “Guerra Fredda 2.0” è la conformazione geopolitica che si va formando in questi anni travagliati, la nuova spartizione del mondo che si sta attuando in risposta alle nuove e vecchie formazioni in campo: USA, UE, Cina e Russia.
La prima Guerra Fredda, la 1.0, fu il risultato inevitabile degli accordi di Jalta nel quale le due potenza dell'epoca USA e URSS si divisero i resti del conflitto mondiale e definirono le rispettive zone di influenza, in questa fase avvenne anche la definitiva marginalizzazione inglese. I blocchi contrapposti si basavano nei fatti sulla potenza militare e manifatturiera necessaria a imporre un controllo effettivo sui vasti territori loro assegnati, l'Inghilterra senza la superiorità tecnologica e visti gli evidenti limiti di estensione non poteva più competere contro i nuovi giganti, venne così istituito il sistema a 3 mondi: il primo mondo era ciò che oggi definiamo “occidente”, il secondo era il blocco sovietico ed il terzo il resto del mondo.
I protagonisti a Jalta, i due sulla destra.


L'INTERREGNO
Il crollo dell'URSS diede campo libero all'”unica superpotenza rimasta” per un espansione vertiginosa, soprattutto in campo economico, per colmare il vuoto di potere generatosi, lo sforzo aveva però un costo elevato e gli USA decisero di coprirlo attraverso un ipertrofia finanziaria. Fino al 2000 con l'esplosione della bolla delle “dot com” il meccanismo sembrava funzionare ma stava portando alcuni effetti collaterali: la liquidità creata non sempre finiva dove voluto, la deregolamentazione stava favorendo le delocalizzazioni e le aperture dei nuovi mercati stavano dando forza a nuovi avversari.
L'ascesa cinese ed il riaffermarsi russo sono dirette conseguenze di un abbondante disponibilità finanziaria alla ricerca di nuovi facili profitti, per la Cina il trasferimento della base manifatturiera USA volle dire sviluppare le capacità produttive e le competenze necessarie per mettere a frutto i suoi lavoratori mentre per la Russia l'accesso ai mercati del primo mondo affamati dirisorse e una necessità vitale per le élite ex URSS di riprendere il controllo prima di essere distrutte. L'attuale integrazione Cina-Russia è da vedere come una necessità reattiva alla potenza USA, ambo le parti sono legate dalla necessità di formare una massa critica in grado di resistere alla pressione ma hanno e mantengono strutture di comando e obbiettivi diversi.
Caso a parte è l'Unione Europea, con Jalta e la manifattura distrutta le vecchie potenze del continente furono definitivamente escluse dai giochi mondiali e divennero colonie, una parziale fortuna per loro fu di essere l'unico punto di contatto terrestre tra i due nuovi blocchi. Il sogno americano era di formare un blocco unito da contrapporre all'URSS, il sogno di molte élite europee era di formare un blocco economico sufficientemente forte per ritornare a giocare su scala mondiale e tutti e due condividevano la necessità di alzare il tenore di vita per scoraggiare una deriva verso il lato sovietico. Da questo i semi dell'Unione Europea.
La base fondante di tutto il gioco tra le superpotenze si basava sull'impossibilità di una vera opzione militare per affrontarsi, le forze in gioco dovevano quindi equilibrarsi abbastanza bene da non portare ad uno scontro militare quindi si svilupparono tutte le capacità per minare l'avversario tramite guerre non convenzionali: sedizione, economia, propaganda, benesseri comparati. Con il crollo del Muro le effettive necessità di mantenere la sfere di influenza cessarono e, nonostante la Russia fosse ancora militarmente inavvicinabile, i comandi USA decisero di rimuovere i possibili futuri avversari in regioni chiave, Jugoslavia e Iraq furono i primi goffi approcci alla questione.
Questa scelta scatenò però la paranoia di tutti coloro che si percepivano come un potenziale competitore, e non a torto, da qui il formarsi del blocco euroasiatico e dei BRICS, dall'altra parte l'integrazione UE assumeva una connotazione ambivalente: la funzione antisovietica era persa e con essa la necessità stessa della UE per gli USA mentre poteva configurarsi come un potenziale competitore in molti campi.
L'ascesa della Cina fu l'altro goffo approccio USA alla sua nuova condizione, sotto la Pax Americana videro la possibilità di sfruttare l'antica inimicizia sino-russa per acquisire il cuore dell'Asia. L'introduzione della Cina nel WTO come “economia emergente” con condizioni favorevoli spianò la strada alle delocalizzazioni della base manifatturiera USA nella speranza di trasformarla in un alleato e consentendo di invertire la redistribuzione di ricchezza avvenuta durante la Guerra Fredda, ovviamente la manovra funzionò ma con effetti indesiderati: una nuova potenza comparve sullo scenario internazionale, il legame fra le due potenze era a favore dei cinesi, avvenne un trasferimento rapidissimo di competenze e, come accennato, vi erano ragionevoli motivi per la Cina di temere i suoi successi.


GUERRA FREDDA 2.0
Oggi la Pax Americana è minacciata dalla tecnica e dall'economia, in un mondo multipolare e senza più una netta superiorità tecnologica e manifatturiera gli USA rischiano di fare la fine degli inglesi, la loro attuale condizione è però ancora reversibile,serve riportare a casa la manifattura e spingere la tecnica, ma necessita di una ricostruzione dello schema della prima Guerra Fredda: alzare una cortina di ferro di dazi per riportare in occidente la manifattura e rialzare i tenori di vita per ricostruire la base di consumatori necessari per mantenerla, ricreare una contrapposizione in chiave buoni/cattivi per la propaganda e ridefinire le sfere di influenza.
Ovviamente gli schieramenti sono chiari, NATO e Pattodi Shangai, ma rimane il nodo europeo, nonostante la sfera sia chiaramente occidentale le spinte indipendentiste della UE sono forti e potrebbero mettere in crisi i piani USA. Sotto la guida unificata (a trazione tedesca) le economie europee si sono indebolite ed il mercato interno contratto, macellato dalle regolamentazioni e delocalizzazioni, rendendo la UE vulnerabile a molte delle manovre di conquista economica, la caduta sarebbe però un grave colpo sia dal punto di vista militare che economico.


Vediamone alcune manovre di preparazione:

Guerra dei Dazi- gli USA impongono dazi per minare la convenienza alla delocalizzazione, nell'immediato tolgono flusso economico ai paesi colpiti, nel lungo scoraggiano a ulteriori delocalizzazioni per il rischio connesso ad una loro reintroduzione.

Esclusione dallo SWIFT- gli USA impongono l'esclusione delle banche di un paese dal sistema SWIFT isolandolo, senza possibilità di trasferire denaro al di fuori dei propri confini si paralizza l'economia ESTERNA di uno stato creando immediatamente una crisi economica

Aumento della spesa interna- gli USA stanno monetarizzando il loro debito per aumentare le spese interne, sia militari che sociali, entrambe in funzione di un aumento sia dell'occupazione che della riformazione della base di consumatori

Pressioni in settori strategici, telecomunicazioni- gli USA hanno iniziato una campagna di marginalizzazione delle grandi aziende cinesi dalle grandi infrastrutture di comunicazione e dai mercati più appetibili, soprattutto per motivi di intelligence.

Pressioni in settori strategici, energia- gli USA hanno iniziato la guerra della fornitura di gas e pompato al massimo le energie rinnovabili, queste ultime sono fondamentali sia nel senso del mantenimento infinito di una base industriale nonostante la scarsità di importazione che per costruire una rete elettrica resiliente
La mappa dei contendenti della Guerra Fredda 2.0


Quali le reazioni UE?
Il mercantilismo dell'unione la mette in grave svantaggio nel campo economico, nonostante i tentativi non ha la forza di aggirare i dettami USA, ma cede volentieri sugli altri punti in quanto condivisibili anche in una logica di UE come potenza mondiale. Le pressioni americane sono però profondamente indirizzate ad una frantumazione del blocco nei suoi stati costituenti, più semplici da manovrare, chiaramente visibili nella Brexit e nel supporto ai movimenti sovranisti.
I tentativi UE di resistenza possono fondarsi solo su una migliore integrazione ed un aumento dei tenori di vita per ricostruire i mercati interni, cosa indigesta ai tedeschi ma anche da loro vista come necessaria, molti dei problemi di questa strategia sono legati all'approvvigionamento energetico ed in quest'ottica potremmo vedere il “Green Deal”. Le ulteriori spinte integrazioniste sono però probabilmente troppo indigeste per essere applicabili nel breve, la carente integrazione politica negli anni rosa, spesso causata da appetiti nazionalistici, pone i peggiori vincoli, la direzione mercantilista stessa si sta rivelando un problema fondamentale per i passi successivi come la carenza di mezzi per equilibrare delocalizzazioni interne, presenza di sistemi fiscalicompletamente divergenti, sistemi di welfaredissimili ed altro: in un ottica mercantilista dovrebbe essere la corsa la ribasso ad uniformarli ma questo distrugge i salari e ilmercato interno accentuando le conflittualità in seno all'UE.
Sarà in grado l'Unione Europea di riformarsi? Non saprei ma le spinte alla dissoluzione sono più forti che mai! Di contro sembra che tutti i giocatori in campo vedano la necessità di un rafforzamento dei mercati interni, cosa attuabile solo con la ricostruzione delle classi medie e dei salari reali, cosa buona per i popoli, anche a Davos ormai hanno pruriti sulla globalizzazione.....

venerdì 7 febbraio 2020

Il Coronavirus della globalizzazione, un influenza nata per restare!

Che cosa sta succedendo? L'evento coronavirus ha aperto il vaso di Pandora nel mondo e scoperto alcuni evidenti problemi sviluppatisi negli ultimi 20 o 40 anni di globalizzazione: le super efficienti catene globali di fornitura, nate delocalizzando, hanno permesso di comprimere i salari e pompare momentaneamente i profitti con risparmi marginali ma hanno anche creato inevitabili fragilità sistemiche e compresso i margini di profitto.
Un esempio di interconnessione tra aziende 2020

La cosa sembra paradossale, un risparmio dovrebbecorrispondere ad un aumento dei margini di profitto, magari a costo di una minore resistenza della filiera, ma la cosa non è così o meglio non lo è più.
Un esempio mentale potrà aiutare, in assenza di dazi all'importazione potrebbe avvenire questo:
  1. le 3 aziende A, B, C, producono spazzolini ed hanno un profitto di 10 ognuna e tutte e 3 vendono in Italia
  2. A delocalizza in Armenia risparmiando 3, ora può ridurre il prezzo di 1 e aumentare il margine di 2
  3. per abbassare il prezzo e rimanere competitive B e C delocalizzano in Siberia, risparmiano 3 ma riducono il prezzo di 2 e aumentare il margine di 1
  4. A; B, C, hanno speso 10 per spostare gli impianti e simili
  5. A decide di abbassare il prezzo di 4 ed il margine di 1 per conservare il mercato
  6. B e C la seguono
  7. La corsa prosegue fino ad annullare i margini (e finora è capitalismo, il dentifricio continua a costare sempre meno)
  8. Ora le aziende sono bloccate in una rincorsa ai prezzi decrescenti ed i costi di rilocazione sono sempre meno coperti dai margini
Un secondo effetto di questa corsa è la diminuzione dei salari italiani, con 3 aziende non si vede ma con un 50% del totale il numero di salari cala profondamente iniziando una compressione salariale. Il dentifricio che prima era venduto a 13 ora probabilmente lo è a 5 ma i salari sono ridotti e mentre prima un consumatore disponeva di 14 per il dentifricio ora dispone di 4, inconseguenza il mercato del dentifricio è in crisi.
Un altro effetto collaterale è la diminuzione dell'imponibile per lo stato, meno lavoratori e meno imprese sul territorio sono meno tasse raccolte, quindi meno servizi e menoaddetti e la spirale prosegue.
Ecco un Cigno Nero.....


Ora arriva il coronavirus, siccome molte aziende hanno delocalizzato in Cina molte filiere si sono concentrate in un unica nazione, un evento imprevisto in quella nazione blocca laproduzione e le cose si iniziano a complicare........ Magari per un margine migliore le nostre filiere usano il “Justin time” come paradigma ed hanno solo minime scorte di magazzino......
Ogni filiera, come ogni catena, è tanto forte quanto il suo anello più debole ed ogni passaggio comprende un numero limitato di aziende fornitrici. La diminuzione del numero di aziende dedite alla produzione di una specifica tipologia di bene o servizio è fisiologica della progressiva riduzione dei margini, sono sopravvissute solo le più efficienti nel ridurre i costi ed hanno assorbito le altre per guadagnate in economia di scala.
Anni di globalizzazione hanno reso quindi poveri i dipendenti, poveri i produttori (salvo alcune eccezioni), limitate le alternative e poveri gli stati, ora lo shock colpisce pesantemente il sistema ed ingrippa i meccanismi in un momento di debolezza degli ammortizzatori, gli stati. 

Questo campanello d'allarme sveglierà il sistema si chiede il caleidoscopio?
Una sveglia molto sentita....
In realtà è da un po' che il sistema tenta di riformarsi, Trump ed il suo “America first” furono i primi campanelli, ed ora con la “scusa ufficiale” della Guerra Fredda2.0 si tenta di correre ai ripari, la stessa UE si sta muovendo come mai prima: cambiamento delle politiche di austerity, revisione delprecariato, tentativi di iniettare liquidità nell'economia, dazi, ogni dogma sembra vacillare. Non credo nel buon cuore quindi è questione di necessità catalizzata da un virus!

sabato 1 febbraio 2020

Small Modular Reactors, il nuovo futuro del nucleare

Gli Small Modular Reactors sono la prossima versione del nucleare che vedrà la luce, si possono considerare delle gigantesche batterie che usano reazioni nucleari anziché chimiche per funzionare, nascono da un concetto nuovo di nucleare: dal militare al civile.
I primi reattori nucleari erano concepiti prevaletemene come produttori di materiale nucleare per armi, fabbriche di plutonio militare, che accidentalmente producevano energia come sottoprodotto, per questa ragione molto impegno era dedito a permettere un ricambio continuo delle barre dicombustibile, irradiando brevemente una barra di uranio si ottiene la versione di plutonio più adatta alla produzione di armi. Ovviamente la grande produzione di energia e le necessità di “pubbliche relazioni” dell'industria nucleare favorirono l'iniziativa “atomi per la pace” che voleva trasferire il settore verso la società civile, cosa in parte avvenuta con stati come il Canada che iniziarono a progettare realmente a scopo civile i loro impianti, nel contempo l'aspetto energetico anche in campo militare aveva risvolti positivi, navi e sottomarini senza necessità di carburante, e le ricerche proseguirono a braccetto in molteplici direzioni, a volte folli, a volte impratiche, a volte interessanti ma poco adatte ai gusti delmomento.

Non mancarono di evidenziarsi presto i problemi della tecnologia, in prima battuta il problema è che un reattore di seconda generazione, i più comuni, brucia solo il una frazione del combustibile prima che la barra diventi inutile poiché troppo carica di “scorie”, inoltre è poco economico riprocessare il combustibile dopo l'utilizzo e farlo può fornire ottimo materiale per armi, lo sforzo viene quindi fatto solo se lo scopo è quello. In realtà le scorie che richiedono stoccaggi per tempi lunghissimi sono esse stesse un possibile combustibile per i reattori, il rimanente diventa trattabile in 300 anni e quantitativamente non è molto. Rimane poi l'elefante nella cristalleria, la sicurezza, gli incidenti nucleari sono un problema enorme e costosissimo, la sola possibilità di un evento catastrofico scoraggia l'idea di costruire reattori nucleari civili, quelli militari ovviamente seguono un'altra strada, e in questo campo sono stati fatti gli sforzi maggiori!

Reattori nucleari a rischio 0 in realtà esistono da tempo, non sono adeguati per produrre energia ma andrebbero benino per i caloriferi, riuscire a combinare queste caratteristiche ed una produzione decente di energia è già stato investigato ampiamente, il passo successivo è la semplificazione del tutto e la sua miniaturizzazione. Il passo logico successivo è infatti ridurre un altro dei grossi problemi del nucleare, le dimensioni! Salvo in rari casi si parla di palazzi enormi che devono essere costruiti come bunker militari in grado di reggere a tutto, sorvegliati a vista e quindi enormemente costosi, se il nostro reattore diventasse abbastanza piccolo da stare su un camion il problema si ridurrebbe di conseguenza ai minimi termini.

Nel tempo le tecnologie si sono evolute abbastanza per ipotizzare e, ultimamente, testare una versione di reattori di questo tipo, “moduli” nucleati sigillati da usare come batterie e restituire una volta esausti, da qui possiamo iniziare a ragionare.
Se provata la tecnologia andrebbe a braccetto benissimo con le rinnovabili a disposizione integrandole, i singoli moduli sarebbero comodamente i fornitori dell'energia durante le variazioni di disponibilità e garantendo quella di base, cosa assolutamente indispensabile al momento.
I progetti promettenti sono molti, in questo campo la Russia domina la scena ma ci sono molti competitori, sicuramente sono interessanti i reattori galleggianti già messi in funzione dai russi ed in fase di costruzione in Indonesia, in entrambe i casi si tratta di reattori modulari abbastanza piccoli e pensati per essere il più sicuro possibile poiché installati su una nave e non in una struttura di cemento. Anche i concorrenti USA sono in buona posizione sia come tecnologia che come prospettive ed il 2020 potrebbe vedere i primirisultati.

lunedì 27 gennaio 2020

Il missile da crociera, una presentazione inevitabile

La tecnologia cambia la guerra, con l'evoluzione delle armi è cambiato il modo di fare la guerra e le società , la polvere da sparo ha rimosso i cavalieri dall'equazione, la produzione industriale ha creato la guerra di attrito e l'aviazione ha portato la guerra ad estendersi oltre il fronte.
E fino a qui descriviamo le guerre fino alla Seconda Guerra Mondiale, da qui non vi sono più state guerre tra avversari dotati di tecnologia al passo con i tempi, tutti gli scontri successivi sono stati volutamente contenuti, una nuova tecnologia aveva infatti aperto un vaso di Pandora on la fine del secondo conflitto mondiale: l'arma nucleare. Le potenze nucleari erano automaticamente in stallo in caso di confronto diretto, un singolo aereo avrebbe potuto devastare armate o città!
Per potenziare l'arma definitiva servivano sistemi per portare le bombe sul suolo avversario, gli aerei potevano essere abbattuti e la certezza di superare le difese avversarie non poteva essere garantita, lo sviluppo della missilistica ha permesso di sviluppare il mezzo di consegna definitivo nel Missile BalisticoIntercontinentale. Con questo passo da casa propria ora è possibile spedire un pacchetto ovunque nel mondo, quando entrambe le superpotenze dell'epoca riuscirono a perfezionare la tecnologia la guerra tra loro divenne impossibile: qualsiasi scontro avrebbe scatenato una Distruzione Mutua Assicurata .

Parallelamente la missilistica evolveva per fornire metodi per abbattere i veicoli nemici, cosa già dimostratasi utile con le granate a razzo, a distanze sempre maggiori e contro bersagli sempre più evasivi: aerei e navi. Per questi scopi il nucleare risultava troppo costoso e pericoloso quindi si svilupparono progressivamente diversi metodi di guida e riconoscimento dei bersagli.
Le richieste di entrambe questi sviluppi erano un “cervello” in grado di eseguire ordini programmati sempre più piccolo e affidabile, sensori sempre più precisi e piccoli da accoppiare a “mappe” di terreni e bersagli affidabili. L'avvento dell'elettronica a semiconduttori ha aperto le porte agli strumenti adatti per questi scopi e ad altre meraviglie che sono nella vita di ognuno di noi, l'elettronica di consumo è ormai parte integrante del mondo e porta con sé molte delle tecniche e tecnologie nate nella armi.
Ad un certo punto di questa tumultuosa storia qualcuno si è reso conto di poter costruire un aereo guidato da un computer, fondendo così il bombardiere e la bomba ma lasciando a casa il pilota. I primi missili da crociera erano costasi e complicati quanto i missili balistici ma molto più versatili ed in grado di usare testate non nucleari, l'elettronica di controllo però diminuiva di costo e volume con la legge di Moore e presto divenne possibile realizzarne uno con materiali non militari.
Il caleidoscopio chiede un analisi di queste nuove svolte ed è sempre meglio partire con una bella autopsia, come nei migliori gialli, del nostro soggetto!



Un missile da crociera può essere scomposto in struttura, sensori, processore, attuatori, motore e carico

La struttura è ciò che si vede del missile, generalmente un cilindro, e comprende le superfici alari necessarie alla guida e, eventualmente, a sostenerlo in volo. Possono essere di vari materiali ma la leggerezza è sempre una caratteristica desiderabile, la velocità di crociera può imporre ulteriori vincoli: ad alte velocità corrispondono temperature sempre più alte, in alcuni casi simili a quelle che si sperimentano durante il rientro di una nave spaziale. Per i missili a bassa velocità fibre di carbonio o di vetro sono ideali, adeguatamente preparate sopravvivono a velocità vicine a quelle del suono.

I sensori possono essere di molteplici tipi, in base al tempo di volo previsto ed al bersaglio, alcuni emettono e ricevono segnali (attivi), altri ricevono solo (passivi), altri ancora non necessitano di alcun segnale esterno ma si affidano all'inerzia ed alla gravità (navigazione inerziale). Tra i sensori attivi dominano i radar, sia per individuare il bersaglio che per ottenere un immagine del terreno o, nella forma più semplice, la sola altezza del missile da terra, con i laser sono usati spesso anche per ottenere una detonazione quando il bersaglio è in prossimità del veicolo (detonatori di prossimità). I sensori passivi sono generalmente divisibili in “telecamere” ed “antenne”, le telecamere vedono una scena o un segnale nello spettro della luce, le antenne ascoltano i segnali radio. Nelle “telecamere” è spesso preferito l'infrarosso (termografia) mentre le antenne sono prevalentemente usate per ricevere i segnali di geo-localizzazione provenienti da stazioni fisse a terra o satelliti. I sistemi che siaffidano all'inerzia sono i più complessi e, in un certo senso i più antichi , poiché ogni errore di misura si somma nel tempo, la ricerca di una altissima precisione può renderli particolarmente voluminosi e pesanti quindi si tende a cercare compromessi ovunque sia possibile, dove non lo è esistono soluzioni ma a prezzi letteralmente spaziali. Tutti i sensori hanno dei limiti nella precisione di ciò che rilevano, ovviamente più il segnale è forte più la precisione aumenta quindi i sensori che seguono un bersaglio saranno molto precisi in fase terminale mentre quelli di posizione avranno una precisione relativamente costante. La precisione dei sensori può essere degradata da metodi di Guerra Elettronica, dal camuffamento o possono essere ingannati da esche.

Il processore è un computer con la funzione di ricevere le informazioni dei sensori e trasformarle in comandi per gli attuatori. Le informazioni ricevute servono a determinare la posizione del missile e, in fase terminale, del bersaglio, individuare la posizione di un oggetto in movimento non è però semplice, come abbiamo visto i sensori hanno dei limiti nella capacità di individuarla e spesso danno informazioni discordanti. Generalmente viene usa una forma del Filtro di Kalman per integrarle, il filtro permette di pesarne l'affidabilità e utilizzarle per giungere ad una buona stima e a traiettorie prive di “saltelli” dovute alle stime di posizione, conosciuta la propria posizione il computer provvede a definire i cambi di direzione necessari. La fase terminale è relativamente più semplice in quanto il missile non necessita di conoscere la propria posizione ma semplicemente quella del bersaglio, il sistema preferito è la Navigazione Proporzionale e questa richiede semplicemente che l'angolo tra il missile ed il bersaglio non cambi.

Gli attuatori sono i meccanismi che applicano un azione fisica che modifica la traiettoria del missile, spesso sono o elettrici o idraulici ma esistono anche altre varianti. Gli attuatori consumano energia e quindi richiedono una fonte a bordo del missile, quelli spinti da turboreattori possono ottenere da esso quanto richiesto mentre quelli a razzo utilizzano batterie speciali, esistono anche piccole turbine costruite solo a questo scopo per casi più rari.

Il motore è ciò che dà la spinta al missile e ne costituisce la parte più semplice o più complessa in base a quale si usa: quelli a propellente solido sono semplicemente blocchi di materiale, le turboventole sono spesso la versione in miniatura dei motori a reazione poi possono esserci scelte esotiche come motori convenzionali o ramjet. Ovviamente la scelta della propulsione influenza sia la durata che la velocità massima quindi è sempre subordinata all'utilizzo che si intende fare del missile. Un caso speciale sono però i “missili senza motore”, bombe in grado di comportarsi come alianti e veleggiare verso i loro obbiettivi, una categoria spesso in sovrapposizione con le “bombe intelligenti” che sono solo in grado di correzioni in fase di caduta.

Il carico è ciò che il missile è destinato a portare sul bersaglio e generalmente è esplosivo in varie forme e configurazioni senza dimenticarsi ovviamente la possibilità di una bella carica nucleare! In passato era previsto anche un possibile impiego per armi chimiche o biologiche ma, visti i rischi di questo tipo di guerra, è probabilmente stato abbandonato. Ultimamente stanno anche andando fori moda le submunizioni, in crescita sembra invece la categoria delle FAE.

Una categoria simile ma a parte sono i missili balistici, già nominati, in quanto si comportano in maniera simile a quelli da crociera ma seguendo traiettorie balistiche o semi-balistiche, ultimamente è d'uso relativamente comune utilizzare anche su questi un sistema di guida terminale per aumentarne la precisione.


Giro di caleidoscopio e vediamo di cosa sono capaci, per questo abbiamo bisogno di due concetti, la gittata ed il CEP(Circular Error Probable):
  • la gittata è quanta strada può percorrere il missile
  • il CEP rappresenta la precisione, è la dimensione del cerchio intorno al bersaglio (un punto) nel quale ci si aspetta cada il 50% dei missili.
Vediamo ora i più famosi giocattoli dei militari:
  • TomaHawk USA: CEP 10m, gittata 2500Km, 1600Kg, 1,8 milioni
  • 3M54 Kalibr Russia: CEP 5m, gittata 2500Km (4500Km?), 1700Kg, costo ignoto
  • Kh-101 Russia: CEP 10m, gittata 5500Km, 2500Kg, costo ignoto
  • Soumar Iran: CEP ? (<20m con tecnologia Kh-55), gittata 2000Km, costo ignoto
  • Storm Shadow UE-UK: CEP 15m?, gittata 560Km, 1300Kg , 0,85 milioni
  • KEPD 350 UE: CEP 10m (3m IIR), gittata 500Km, 1500Kg, 0,95 milioni
L'attacco Houti in Arabia Saudita ha dimostrato una precisione nel raggio di 10m (circa) ad una distanza di molte centinaia di Km, ma si parla di un mix di droni e missili da crociera dove i droni potrebbero aver guidato la fase finale dei missili.........
In effetti la distinzione tra un missile da crociera ed un drone va riducendosi, un missile è autonomo mentre un drone è pilotato da remoto, i moderni droni hanno capacità autonome notevoli ed i missili da crociera stanno integrando data-link a 2 vie e possono essere riprogrammati in volo, passo breve dal guidarli. Qui il caleidoscopio suggerisce una convergenza interessante che potrebbe sfociare in un unica classe di drone-missile, in grado di percorrere lunghe distanze per poi essere pilotato sull'obbiettivo da persone lontane o sul posto.


domenica 26 gennaio 2020

Popolazione e finanza, intrecci inaspettati

In precedenza abbiamo amabilmente parlato di come  la popolazione probabilmente non sia in aumento, con rinquoranti effetti sulle prospettive della sostenibilità della specie umana!
Il nostro articolista, fonte dei dati del precedente post, ci delizia con nuove informazioni invludendo un aspetto interessante, la finanza!
Diciamo che da qualche parte è successa una cosa interessante nella vita della specie, il proletariato propriamente detto si è estinto, lasciando un mondo non più medioevale (che magari non sarebbe neanche un male) ma semplicemente privo di necessità di forza lavoro ma desideroso di consumatori, una situazione paradossale con alcuni interessanti risvolti. Ford fu il primo a intuire la necessità di mantenere i salari in una fascia sufficiente a garantire la perpetuazione del business, cosa che incoraggia alcune scelte interessanti di Toyota e Mercedes, ma dimenticata negli anni del neoliberismo.

I proletari dovrebbero possedere solo i propri figli ma ormai i figli costano, quindi difficilmente la fascia più penalizzata economicamente può permetterseli quindi oggi abbiamo i "working poors" come classe più bassa della società. Il motivo più ovvio è la concorrenza spietata tra il lavoro umano e meccanico o robotico, poco relativo alla finanza in apparenza ma che scopriremo integrarsi nel quadro. Come agli inizi della rivoluzione industriale infatti è la disponibilità di risorse finanziarie, il capitale, a permettere l'investimento iniziale necessario alla costruzione e messa a punto di una fabbrica, ieri a catena di montaggio oggi robotica, in grado di surclassare in efficienza i precedenti mezzi di produzione.
Amici
o nemici?

L'analisi di Marx evidenzia però come il profitto della fabbrica possa venire solo dal circolo Denaro-Merce-Denaro, mentre il circuito della finanza è Denaro-Denaro (definita rendita da Marx), che può rompersi nel caso in cui non vi sia abbastanza denaro per comprare merci.Ovviamente esistono altre interpretazioni ma, progressivamente, sembrano avvicinarsi a questa idea di fondo, qui il caleidoscopio purtroppo vede poche deviazioni, con una spinta progressiva alla correzione rapida del problema prima che incida sulla catena economica e sociale.
Le ipotesi in campo sono diverse, in base ad i gusti di chi guarda ed al suo background culturale, fornendoci un caleidoscopio di proposte:
QE for people (provbabilmente attualmente applicato negli USA in forma nascosta)
mille altre sfaccettature........
Potremmo dire che finanza ed economisti vogliano invertire il campo di gioco per mantenere gli equilibri attuali, comunque ormai il dado è tratto e ne vedremo gli effetti.
Pure la corrente Movimento Rooevelt della Massoneria aderisce all'idea.
https://www.borsaitaliana.it/notizie/sotto-la-lente/helicopter-261.htm


Potrà sorprendere ma il trend della popolazione in realtà non varierà di molto nonostante eventuali interventi, il salto nel numero di figli personalmente credo sia legato al passaggio tra agricoltura di sussistenza ed industria, unito al maggiore investimento nella cura ed educazione dei figli. In questo senso l'organismo "umanità" sta cercando evidentemente un equilibrio con il suo ambiente e le risorse disponibili, un nuovo capitolo simile e diverso da quello raggiunto in passato. Il caleidoscopio infatti ci mostra come l'umanità si stia affrancando da molte delle peggiori abitudini e stia tentando di entrare in una nuova era, nonostante le spinte allarmistiche, dove una coscienza diffusa ed una probabile necessità pratica (troppi robot no business) ci potrebbero dirottare verso un cammino di graduale riduzione della popolazione e di miglioramento della vita per giungere ad un equilibrio stabile.

giovedì 23 gennaio 2020

Boeing, aziende e futuro

La Boeing Company era una delle aziende leader a livello mondiale nella produzione di tecnologia ed apparecchi aeronautici ed aerospaziali, sia a scopo civile che industriale, nel 1997 assorbì la Mc Donnel Douglas, altra azienda simile, creando un azienda teoricamente imbattibile nel campo.
La compagnia attualmente produce 6 modelli civili:
  • 737 Next Generation
  • 747
  • 767
  • 777
  • 787 "Dreamliner"
  • Boeing Business Jet
Il lato militare è enormemente più sviluppato e comprende molti esempi di veicoli molto noti:
  • Boeing B-52 Stratofortress
  • Boeing AH-64 Apache
  • V-22 Osprey
  • Boeing F-15E Strike Eagle
  • Boeing F/A-18E/F Super Hornet
  • Lockheed Martin F-22 Raptor
Non mancano missili e componentistica, aerei derivati a vari scopi e simili.

Il gigantesco conglomerato sembrerebbe inabbattibile, dispone di contratti miliardari e di clienti in tutto il mondo, negli anni il marchio di fabbrica è stata la grande affidabilità dei prodotti e la grande capacità correggere rapidamente ed efficacemente eventuali difetti.
Questo però è il passato, dall' 11 Marzo 2019 il modello di punta civile, il Boeing 737 MAX, è interdetto al volo sui cieli del mondo e da Gennaio 2020 laproduzione è ferma, dei 5000 velivoli prodotti o da produrre nessuno solcherà i cieli probabilmente per un lungo periodo.
Anche alcune commesse militari sembrano affette da problemi di affidabilità, senza dimenticare le più recenti follie nello spazio!

Come sia possibile che un azienda in grado di produrre un veicolo negli anni 50 e tutt'ora usato sia arrivata a questo punto sembra inesplicabile ma alcuni elementi aiutano ad individuare il problema!
In molti casi la strategia aziendale degli ultimi decenni sembra incentrata sulla massimizzazione del valore azionario della compagnia, spesso a scapito di tutto, ridimensionando a tutti gli effetti il profitto manifatturiero a scapito di quello finanziario. In molti aspetti la riduzione selvaggia dei costi e l'utilizzo di espedienti al limite del legale per rendere competitivi i propri prodotti sembra essere un movente ed un mezzo per la riduzione della qualità del prodotto, confidando sull'aura di affidabilità costruita il secolo scorso.
La qualità sacrificata sull'altare del profitto, cosa non nuova, nel campo di un azienda simile è ovviamente suicida, cosa nota all'interno, ma attualmente nessuno di coloro che hanno fatto queste scelte sembra averne subito alcun danno. Sembra sia riuscita una "privatizzazione del profitto estatalizzazione delle perdite", in effetti l'azienda è talmente fondamentale per la difesa USA che è matematicamente impossibile lasciarla fallire ed i contribuenti americani provvederanno alla cosa!

Il caleidoscopio gira e guardiamo all'interno di questo evento.
Le vite delle vittime sono state ampiamente dimenticate, nessuno al di fuori dell'Africa ha interesse a pubblicizzare la cosa ma molti hanno interesse a lasciarla dimenticare, anche in Africa.
Emergono continuamente nuovi elementi che dimostrano come da un lato problemi e difetti fossero noti nell'azienda, dall'altro fosse pratica comune una commistione di interessi impliciti con l'agenzia di controllo, la FAA.
Finite le soluzioni a basso costo o "di fortuna" non sembra interesse dell'azienda una seria revisione del progetto in toto con interventi strutturali, anche per implicazioni burocratiche, su un progetto iniziato negli anni 60 con un unico aggiornamento negli anni 80. La revisione effettivamente costringerebbe i piloti certificati per la famiglia 737 ad una nuova certificazione specifica per il 737MAX, cosa che l'azienda voleva evitare.
Non si vedono all'orizzonte processi o multe, la vita aziendale procede anche se con qualche ripercussione leggera all'interno e qualcosa di più tra i fornitori.
Un ultima nota, Boeing Company è un azienda ufficialmente dadita alla filosofia green, come dimostrano alcuni suoi progetti, siamo dunque sicuri della realtà che si cela dietro a molte proposte ecologiche dei giganti?